martedì 15 dicembre 2015

Pasolini e la fede

Pasolini e la fede, con Alberto Melloni. 
Di Arnaldo Donnini

  Comunista, ateo, anarchico. Eppure religiosissimo. Una contraddizione apparente, in uno dei più complessi e trasgressivi intellettuali italiani: Pier Paolo Pasolini raccontato dal professor Alberto Melloni.
In primo piano le origini di Pasolini: la religiosità popolare che incontra il comunismo, il fascino esercitato dalla figura di Gesù di Nazareth che lo porta, nel 1963, a un lungo viaggio in Palestina e, poi, al film Il Vangelo secondo Matteo. Un interesse lo porta ad affrontare le tematiche religiose anche in altri film e a progettarne uno, rimasto solo sulla carta, dedicato a san Paolo.

I giudizi su di lui sono contrastanti: da una parte papa Giovanni XXIII benedice il Vangelo secondo Matteo, dall'altra Pasolini viene processato, e assolto, per vilipendio alla religione dopo il cortometraggio La ricotta. Ma a chi lo accusa di offendere la fede, Pasolini risponde che il vero nemico della religione è un altro: il consumismo. 
Anche se si rende conto che questa è una battaglia persa. Un pensiero che si accompagna a un presentimento: quello di essere una vittima predestinata. Quando, nel 1975, viene ucciso, c'è chi pensa che la sua morte sia solo l'’inevitabile conclusione di una vita “sbagliata”. Ma, per altri, è l'’omicidio premeditato di un intellettuale diventato troppo scomodo.


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